Parco Regionale dei Monti Lucretili



Il Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili, istituito con Legge Regionale n. 41 del 26 giugno 1989, si estende su una superficie di 18.000 ettari che comprende parte dei territori di tredici comuni delle province di Roma e Rieti.
L’area protetta tutela il gruppo dei Monti Lucretili con i massicci della dorsale di Monte Gennaro (m.1.271), del Monte Pellecchia (m. 1.368) e il gruppo di Monte Pendente

 

::MORFOLOGIA::
La ricchezza naturalistica del Parco risiede nella particolare configurazione del paesaggio, di tipo spiccatamente preappenninico, dove la vicinanza del mare ha concorso alla formazione e alla coesistenza di biotopi determinati da microclimi differenziati.
L’imponente aspetto del rilievo, dominante la Campagna Romana, la Sabina e l’agro tiburtino, contrasta con il paesaggio interno caratterizzato dalla successione di rilievi modesti, intercalati da pianori carsici e vallecole pascolive, interrotti dalla dorsale del Monte Pellecchia, che si differenziano dagli aspetti certamente più aspri e rupicoli del settore sud-orientale dell’area di Licenza. (nella foto la valle del torrente licinese)

Il sistema di fossi e torrenti che incide il massiccio, appartiene ai bacini idrografici principali del Tevere ad occidente, del fiume Turano a settentrione e dell’Aniene a meridione che riceve a sua volta le acque del torrente Licenza.
Particolarmente suggestive sono le profonde valli dei corsi d’acqua tributari dell’Aniene come il fosso di Ronci (Vicovaro e San Polo dei Cavalieri) e del sistema dei fossi di Vena Scritta-Vena Caprara nelle aree più interne del Parco (San Polo dei Cavalieri e Roccagiovine).

 

Corpi d’acqua di notevole interesse paesaggistico e geologico sono costituiti dai Lagustelli di Percile, due piccoli laghi di origine carsica ubicati ad est dell’abitato.

 

::VEGETAZIONE::
L’attuale popolamento vegetale del Parco è derivato dall’interazione di fattori quali l’adattamento alle condizioni ambientali e l’incisiva azione delle attività antropiche che hanno influito sulla formazione degli aspetti forestali dell’area protetta.
Nella fascia altimetrica che corrisponde al piano basale (fino ai 600 metri), il versante occidentale e sud-occidentale del gruppo montuoso è caratterizzato da una copertura forestale dominata da consorzi floristici della macchia mediterranea e più spesso della macchia alta a leccio.
Fillirea, lentisco, cisto, mirto, vegetano insieme a specie che prediligono i suoli basici calcarei, come il terebinto, nelle fittissime foreste dei versanti del Monte Matano o nell’area del Monte Le Carbonere.


Queste formazioni forestali si arricchiscono di specie di origine balcanica-orientale che rappresentano la peculiarità botanica del Parco: l’albero di Giuda, il carpino orientale e soprattutto lo storace, un arbusto dalla bellissima candida fioritura che in questo settore della catena sabina ha trovato le condizioni adatte per una diffusione localizzata all’estremo occidente del suo areale di origine.
Estremamente fitte sono le formazioni del querceto misto impostate sui versanti più esposti mentre nelle aree interne, dal clima più fresco e umido, prevalgono le foreste caducifoglie mesofile con maestosi esemplari di acero di monte.
I caratteri montani della vegetazione sono rappresentati da faggete in climax locale che conservano esemplari arborei di dimensioni notevoli come ad esempio nell’area dell’antico tratturo di Valle Cavalera.
Sulle sommità dei rilievi, sede di antiche aree pascolive, si incontrano lembi di praterie montane con specie botaniche di estremo interesse come la Carlina acaulis e l’Iris sabina, un endemismo di questa porzione appenninica.
In tutti gli ambienti si può osservare la fioritura delle orchidee, classificate in circa sessanta entità tassonomiche.
Complessivamente la superficie forestale del Parco raggiunge il 70% dell’intero territorio, tale stima comprende anche le estese aree dismesse dalle passate attività agricole e di allevamento ora in parte occupate da caratteristiche formazioni del pascolo cespugliato.
Una delle caratteristiche peculiari della fascia pedemontana del settore sabino e tiburtino del Parco è rappresentata dai suggestivi oliveti impiantati sui versanti montani favoriti da una migliore esposizione e regolarizzati attraverso una fitta rete di terrazzamenti in opera a secco.

::FAUNA::

La fauna che frequenta gli ambienti del Parco ha indotto a sottoporre questo territorio ad un regime di tutela attiva. L’intero territorio del Parco coincide con l’areale di caccia di una coppia di Aquila reale nidificante nelle aree dominate dagli aspetti rupicoli, che si può osservare volteggiare a grandi altezze nei cieli di queste montagne.
Altre rarità hanno trovato rifugio all’interno dell’area protetta come la coturnice che, in piccole brigate, si può incontrare sui pascoli montani o ancora la martora che frequenta i boschi maturi dei settori interni.
I corsi d’acqua costituiscono l’ambiente idoneo alla persistenza di specie localizzate come la rara salamandrina dagli occhiali, l’ululone dal ventre giallo e il merlo acquaiolo.

Tra i predatori, sporadicamente frequentano l’area il lupo, che si spinge fino ai rilievi prospicienti la pianura, e il gatto selvatico.Nell’inverno del 1998 è stato osservato un esemplare di orso marsicano a testimoniare come la tranquillità e la protezione offerta da un’area tutelata possano rappresentare lo stimolo per la ricolonizzazione dei territori da parte di specie considerate localmente estinte.
La macchia della fascia basale ospita popolazioni di istrice e tasso, mentre nei boschi mesofili, nei querceti e nelle localizzate aree rimboschite non è difficile osservare lo scoiattolo.




:: VICOVARO ed il PARCO
::

La porzione di territorio protetto compresa nei limiti del comune di Vicovaro è fortemente caratterizzata dalla presenza di numerosi corsi d'acqua appartenenti al bacino imbrifero del fiume Aniene che hanno profondamente inciso i versanti dei Monti Lucretili, ed in particolare dei gruppi minori di Monte Arcaro, Monte Follettoso e Monte Marcone ai margini sud-orientali del gruppo di Monte Gennaro.
Una morfologia fortemente movimentata sulla quale spicca, in termini di interesse naturalistico, la profonda forra del fosso dei Ronci, uno dei biotopi più selvaggi del Parco.
Consorzi forestali con prevalenza di roverella (Quercus pubescens), orniello (Fraxinus ornus), terebinto (Pistacia terebinthus) con valori di copertura vicini al 100%, si alternano a localizzate aree pascolive abbandonate con cespuglietti dove la presenza dello storace (Styrax officinalis) arricchisce una vegetazione a ginestra (Spartium junceum) e pruno selvatico (Prunus spinosa).
Questi boschi si accendono per la precoce fioritura violacea dell'albero di Giuda (Cercis siliquastrum) e gialla del maggiociondolo (Laburnum anagyroides), mentre nelle aree più elevate si rinvengono localizzate cerrete (Quercus cerris) con acero di monte (Acer pseudoplatanus) e acero d'Ungheria (Acer obtusatum).
Le profonde valli dei torrenti consentono il rifugio a molte specie animali che frequentano proprio le zone limite tra coltivi in atto, aree marginali co frutteti e oliveti abbandonati e l'inizio dei boschi dei versanti e delle vallate intramontane.
Frequente l'istrice (Hystrix cristata) che si spinge fino a raggiungere altezze inconsuete per la specie, mentre il tasso (Meles meles) ben si colloca nelle aree perimetrali il parco dove il susseguirsi di ambienti naturali e paesaggi antropici dominati da coltivi e frutteti fornisce allo stesso tempo rifugio e cibo all'animale.
La lepre (Lepus europaeus) si spinge sulle radure in quota mentre lo scoiattolo (Scurus vulgaris meridionalis) frequenta le formazioni forestali più mature insieme alla più rara martora (Martes martes).
In forte aumento numerico in seguito a rilasci operati a scopo venatorio nelle aree esterne al Parco o precedentemente l'istituzione è il cinghiale (Sus scrofa). Numerosi sono gli uccelli che popolano i diversi ambienti; comune nei querceti la ghiandaia (Garrulus glandarius) e il bellissimo rigogolo (Oriolus oriolus), presenti sia lo sparviero (Accipiter nisus) sia il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus).
Proprio negli ambienti umidi degli alvei dei torrenti montani nidifica il raro merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) mentre gli stessi habitat consentono la sopravvivenza di anfibi particolari come la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) o l'ululone appenninico (Bombina pachypus).

:: CENTRO VISITA VICOVARO - ORARI ::
SABATO MATTINA DALLE ORE 10:00 ALLE ORE 12:00
SABATO POMERIGGIO DALLE ORE 15:00 ALLE ORE 18:00

DOMENICA MATTINA DALLE ORE 10:00 ALLE ORE 12:00
DOMENICA POMERIGGIO DALLE ORE 15:00 ALLE ORE 18:00

Queste informazioni sono tratte dal sito ufficiale del Parco dei Monti Lucretili - www.montilucretili.it