Convento San Cosimato
Convento San Cosimato
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- Categoria: Arte e Monumenti
- Pubblicato: Mercoledì, 13 Agosto 2008 17:27
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San Cosimato (Vicovaro): uno degli angoli più suggestivi della Valle dell'Aniene, tutta la parete rocciosa a picco sul fiume, con le sue grotte naturali ed artificiali ed i suoi cunicoli degli acquedotti, Marcio e Claudio, in disuso, ospitò nel sec. VI d. C una fiorente "laura" (cenobio) di anacoreti.
Nel refettorio scavato nella roccia di questa comunità sarebbe avvenuto il tentato avvelenamento di S. Benedetto elettovi abate. Abbracciata nel sec. VI la Regola del Patriarca di Norcia la comunità monastica eresse tra i ruderi romani soprastanti la scogliera, una chiesa ed un monastero dedicandoli ai Ss. medici Cosma e Damiano (San Cosimato).
Devastato nelle scorrerie prima di Totila nel 545, poi di Autari nell'anno 589 e di Agilulfo il monastero sarà distrutto dai Saraceni (sec. IX) che, proprio qui nella "piana" antistante il monastero, furono - secondo tradizione - battuti nel 916 dalle truppe di Giovanni X e dei suoi alleati.
San Cosimato, risorto come abbazia cluniacense sotto Alberico (sec. X), raggiunge grande potere e splendore ma, successivamente decaduto, fu accorpato con tutte le sue pertinenze fra i vasti possedimenti dell'abbazia di S. Paolo fuori le Mura (1081).
Incluso tra le "Regalia Beati Petri", ossia tra le proprietà inalienabili della Sede Apostolica, fu elevato da Celestino III (1191-1198) - lo stesso pontefice che aveva concesso Vicovaro, Cantalupo e Bardella ai suoi nipoti Orsini - ad abbazia nullius, ossia dipendente direttamente dalla S. Sede e questo sino al 1241, quando, impoveritosi spiritualmente e materialmente, fu aggregato da Gregorio IX, come semplice priorato, all'abbazia cistercense di S. Sebastiano alle Catacombe.
Ed ai Cistercensi rimase sino 1407, anno in cui il monastero vicovarese fu concesso da Gregorio XII ai Frati Ambrosiani di S. Clemente a Roma che tra la fine del sec. XV e inizio sec. XVI provvidero ad un ampio restauro. Abolito l'Ordine Ambrosiano, il monastero fu venduto dal Card. Maidalchini (1648) ai Frati del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco, già presenti a Vicovaro (S. Maria del Sepolcro).
Soppresso nel 1656 il convento con la Riforma Innocenziana, l'intero complesso fu abbandonato e questo sino al 1668 quando passò ai Francescani Riformati dei Ritiri o "Recollettati".
Con la venuta dei Francescani iniziarono restauri nella chiesa e nelle cosiddette Grotte che vennero ripristinate per luoghi di penitenza ed in parte adornate con dipinti del vicovarese Antonio Rosati.
Il convento invece fu completamente riedificato, demolendo quell'antico di secoli, tra il 1727-1735.