Personaggi di Vicovaro

Don Angelo Francorsi - La vita 2

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Tutto questo la mente organizzativa di Don Angelo riusciva a fare, conciliando un sano svago e nel contempo ricordando che la messa domenicale è un obbligo per tutti e in modo particolare per i ragazzi . Tutto accettato con entusiasmo e senza spirito di sacrificio come spesso avviene anehe oggi nei pochi ragazzi che assistono alla messa la domenica." Potremmo dire che Don Angelo ne pensava una più del diavolo".

Tra le tante iniziative , se ne citano alcune altrettanto importanti come "l'Azione Cattoliea", e in quel tempo ne esistevano molte in territorio nazionale. Ricordiamo che la nostra sezione si avvalse sempre di un grande numero di iscritti, grazie soprattutto alla instancabile opera di Don Angelo ehe sapeva (come sempre) trovare il modo di invogliare i giovani a frequentarla trovando sempre il sistema di far pervenire materiale e attrezzature sportive, organizzando tornei di calcio, pallavolo ed altro.

Don Angelo aveva una predilezione particolare per i bambini più piccoli e per loro si attivava programmando la partecipazione a colonie marine che, come tutti sappiamo, risultano essere salutari per i bambini.

Naturalmente ciò non era possibile per tutti, e qui la scelta, difficile, (all'epoca in cui il mare la maggior parte dei bambini non l'aveva mai visto) di esaudire il desiderio dei più bisognosi e alleviare la delusione di chi doveva essere escluso.

Naturalmente tutta questa operatività comportava, oltre che impegno fisico, anche capacità a reperire i fondi necessari con interventi e relazioni sovracomunali necessari alla realizzazione dei programmi che si prefiggeva. Noi non sappiamo come faceva, ma i risultati erano sotto gli occhi di tutti, con soddisfazione di bambini, ragazzi, genitori e nonni.

Alternava le sue molteplici attività a opere umanitarie, recandosi a far visita ai malati e agli indigenti, che più di tutti avevano necessità di buone parole e, nel possibile, di qualche soldo che il giovane prete chiedeva a volte alla propria madre.

Nei primi anni del dopoguerra , una delle malattie più frequenti era la tubercolosi. Nel nostro paese, come del resto in molte altre zone d'Italia, si diffuse abbastanza facilmente e spesso conduceva alla morte. A Vicovaro alTivarono dosi di vaccino che veniva somministrato ai bambini in quanto più vulnerabili.

L'impiego del vaccino era effettuato dal Dottor Giovanni Spada, all'epoca medico condotto del paese, con la collaborazione di crocerossine venute da Roma . Le mamme spesso si recavano dal Dottore ringraziandolo per quanto faceva per i loro figli. Il medico rispondeva sempre:"Ringraziate il vostro Don Angelo che fa pervenire il vaccino e le crocerossine idonee alla somministrazione del farmaco".

Ancora una volta l'impegno nel sociale e l' opera umanitaria di Don Angelo si era rivelata importante. Tutto questo e altro ancora Don Angelo ha realizzato per circa dieci anni, periodo in cui ha prestato la sua opera nel nostro paese e per il popolo di Vicovaro.

Egli si sentiva totalmente realizzato, come se potesse far questo per tutta la vita, ma un giorno arrivò inatteso il momento in cui gli organi superiori pensarono che tre preti erano troppi per una comunità come la nostra e decisero il trasferimento del nostro Don Angelo.

La notizia sorprese un po' tutti e figurarsi il povero Don Angelo, il popolo di Vicovaro diede corso a varie manifestazioni di protesta, (scritte e verbali), atte ad impedire il trasferimento, ma inutili furono gli interventi presso la Curia Vescovile di Tivoli, la quale diede corso al trasferimento.

La nuova destinazione fu " Marcellina" un paese a pochi chilometri da Vicovaro, naturalmente quanto accaduto pose fine alle attività sociali che il nostro Don Angelo svolgeva a Vicovaro e per Vicovaro. Prestò la sua opera sacerdotale a Marcellina per un breve periodo (circa tre mesi), un tempo breve che però fu sufficiente a farlo amare ed apprezzare anche dagli abitanti di questo paese.

La permanenza a Marcellina si rivelò una sede provvisoria in quanto successivamente la Curia di Tivoli stabilì una nuova destinazione con sede a Pozzaglia, un piccolo paese di montagna situato tra i monti reatini in provincia di Rieti, comunità di circa un migliaio di abitanti.

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