La Storia di Vicovaro

Papi e Re a Vicovaro

martinov_Nell'agosto del 1422, Martino V Colonna, (1417 - 1431) placato lo Scisma d'Occidente venne a Vicovaro, ove si trattenne circa 10 giorni, per incontrare Alfonso d'Aragona re di Napoli.
Mentre il Pontefice era alloggiato nel castello vicovarese, l'abile diplomatico Pietro Fonseca, detto Il Portoghese, cardinale del titolo di S. Angelo in Pescheria, che era al suo seguito, cadde accidentalmente il 21 agosto per le scale del Monastero di S. Cosimato ove era alloggiato, e disgraziatamente morì nella notte del giorno successivo.
Accaduta la disgrazia corse da Vicovaro a S. Cosimato un medico ebreo che si trovava presso il Papa, cercando inutilmente di portare soccorso al prelato. Il corpo del Fonseca fu trasportato in S. Pietro a Roma ove venne seppellito.



Anche il papa Pio II (1458-1464 immagine a sinistra), diretto a Subiaco, sostò e pernottò a Vicovaro il 6 ottobre del 1461.Eccone la descrizione tratta dal Lib. VI dei suoi Commentarii: "… Pio frattanto, trascorsa ormai l'estate, invitato dal Cardinale Giovanni di S. Sisto a visitare il monastero di Subiaco di cui è amministratore, varcato presso Tivoli l'Aniene, seguendo la riva sinistra del fiume, si mette in viaggio con quattro Cardinali per ricrearsi l'animo suo, fermandosi la prima notte a Vicovaro, che alcuni ritengono che il nome derivi da Vico di Varo, altri da Vico di Varrone. Il paese è situato su un alta rupe ed ha la forma di un triangolo. Due dei lati sono protetti da rocce scoscese, che da una parte sono divise da un ruscello perenne, dall'altra si protendono verso il corso dell'Aniene. Il terzo lato è difeso da un altissima torre, da una rocca ben fortificata e da un fossato artificiale. Nel borgo si trovano i segni dell'antica nobiltà. Gran parte delle mura è fatta da grandi massi di pietra squadrata, quali si vedono nelle costruzioni antiche; qua e là giacciono statue ridotte in frantumi che ancora dimostrano l'abilità dell'artefice e parecchie colonne…".

 

Quindi scambiando il nome di Giovanni Antonio Orsini, Prefetto di Roma nel 1456, con quello di Francesco, che fu il predecessore nella carica di Prefetto, prosegue affermando che "… Francesco Orsini, prefetto dell'Urbe, cominciò a costruire un nobile sacello di candidissimo marmo e l'adornò di statue egregie e decorazioni floreali, opere d'arte non disprezzabili per il nostro tempo. Impedito dalla morte, egli non portò a compimento l'opera ed i suoi successori, in lotta fra loro per la sua eredità, non hanno ancora completato la costruzione. Pio concesse a quella chiesa delle indulgenze perché fosse possibile finalmente terminarla…".

La "lotta tra gli eredi" cui accenna nei suoi scritti il Piccolomini, si riferisce alla questione insorta, dopo la morte del conte Giovanni Antonio Orsini nel 1456, tra gli eredi designati, gli Orsini di Bracciano e i conti di Anguillara, che rivendicavano i diritti di Maria figli del defunto conte di Tagliacozzo.


Oltre quelle di Martino V Colonna e di Pio II Piccolomini, vi furono altre visite importanti a Vicovaro come quella di papa Sisto IV del 1473 (immagine a sinistra) a Giovanni Orsini, arcivescovo di Trani, descritta dal Platina nel volume dedicatogli "De vera nobilitate", e quella di Ferrante d'Aragona, sempre a Giovanni di Trani, nel febbraio del 1475, come si può trarre dagli scritti del Pontano.
Il castello vicovarese fu anche luogo di un importante "abboccamento" tra Alessandro VI Borgia e Alfonso II d'Aragona per decidere sulle sorti d'Italia nell'imminente invasione di Carlo VIII di Francia per conquistare il Regno di Napoli.
La dieta si tenne per tre giorni a partire del 13 luglio 1494 ospiti di Virginio Orsini.
L'incontro venne descritto dal Gattico nel suo "De itineribus romanorum Pontificum" attingendo notizie dal "Diario" del Burcardo, cerimoniere della corte pontificia, testimone oculare del convegno.
Da ricordare ancora la visita, del 18 maggio 1789, di Pio VI Braschi diretto a Subiaco, come riporta il Moroni: "… il papa[…] proseguì il viaggio per Vicovaro, feudo del conte Girolamo Bolognetti, il quale per dimostrare la di lui venerazione, aveva fatto erigere un grande arco nella strada presso la posta dei cavalli (ora non più esistente), ornato di varie statue rappresentanti altrettante Virtù, di emblemi ed iscrizioni. La principale la ricavo dal mg Brancadoro, "Pio Vi in Subiaco", diceva: Pio VI P.M. Sublacum sui beneficiis auctum proficiscenti, Hieronymus Bolognetti Vici Vari Bar. Felicitatem precatur.
Essendovi presso l'arco diverse botteghe, il conte le ridusse a forma di galleria con vaghi ornamenti, con soldatesche del luogo, ivi disponendo vari rinfreschi pel Papa e sua famiglia…"
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E sempre dal Moroni quella di Gregorio XVI del 1834: "Egualmente a Subiaco narrai la visita che di Vicovaro ne fece Gregorio XVI, partendo da Tivoli ai 29 aprile 1834, e le commoventi festive e sincere dimostrazioni di venerazione ricevute lungo la via Valeria e Sublacense, massime dalle comuni ivi nominate, e qui solo ricorderò quelle di Castel Madama, Vicovaro, Saracinesco, Anticoli Corrado, e Roviano; non che di essere entrato ad orare nella chiesa di s. Cosimato (nel suo convento vi aveva desinato da cardinale l'8 ottobre 1830, reduce da Subiaco, indi visitò Vicovaro e la sua chiesa. I quali festeggiamenti si ripeterono a 2 maggio nel ritorno a Tivoli, ripassando per Vicovaro, nuovamente rallegrata dalla sua presenza. …".
Infine Pio IX: "… Di questa anche il regnante Pio IX onorò Vicovaro nel 1847, sia nell'andare che nel ritorno da Subiaco a 27 e 31 maggio…".




Ed al ritorno da Subiaco diretto a Roma, in sosta a Vicovaro (31 maggio 1847) papa Mastai fece una singolare capatina anche ad un umile malato del luogo, un certo Mansueto Giornochiaro, vittima di una momentanea infermità, così come ricorda, ai posteri, una lapide murata nell'ex casa visitata dall'Illustre ospite in Via dell'Archivio: A PIO IX P.O.M. CHE J XXXI MAGGIO MDCCCXLVII SI DEGNÒ DI BEARE CON SUA PRESENZA QUESTA CASA IL GRATO MANSUETO GIORNOCHIARO.

Vicovaro fu la patria: dello storiografo della Serenissima, Marco Antonio Coccio, detto il Sabellico (1436? - 1506); del pittore Antonio Rosati (1636 - post. 1683); e dello scrittore e studioso francescano Fra Pietro da Vicovaro (Giuseppe Cortese 1676 -1752).

 

(Testi di Alberto Crielesi)

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