Sepolcro di Caio Maenio Basso -Mura ciclopiche a Vicovaro

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Mura ciclopiche (sec. IV a. C.)

In bell'opus quadratum di "cardellino" che sostruiscono la zona sud del centro abitato, verso il fiume Aniene, e che raggiungono l'altezza di trenta metri circa con 14 - 15 filari; un secondo tratto più rozzo è visibile sotto le arcate della chiesa di S. Antonio (parzialmente visibili nelle foto del retro della chiesa di Sant'Antonio): tra i due tratti di mura passava l'antica Via Valeria.

 

 

Chiesa di San Salvatore

Vicovaro - ...
Vicovaro - Chiesa San Salvatore Vicovaro - Chiesa San Salvatore
 Edificata anche questa su ruderi romani e dedicata, nel medioevo, al Salvatore.
Nell'interno una magnifica cappellina gotica, già di pertinenza degli Orsini (odierna Cappella di Loreto), con un'elaboratissima arcata polilobata in peperino scolpita alla maniera sulmonese (prima metà sec. XV).

 

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Chiesa di San Sabino

Edificata, sui resti di un edificio rettangolare romano in "opus mixtum" e pavimento in cocciopesto. La costruzione fu adibita sin dal primo medioevo a chiesa dedicata a S. Sabino vescovo.

Fu restaurata nelle forme attuali alla fine del Seicento. Interessanti gli stipiti dell'ingresso, della seconda metà del Quattrocento, in materiale di riutilizzo proveniente da un edificio andato distrutto.

San Sabino ...
San Sabino a Vicovaro - Particolare del portale (foto Mario Ventura) San Sabino a Vicovaro - Particolare del portale (foto Mario Ventura)
San Sabino ...
San Sabino a Vicovaro - Facciata principale (foto Mario Ventura) San Sabino a Vicovaro - Facciata principale (foto Mario Ventura)

 

 

 

 

 

 

 

Chiesa di San Sabino a Vicovaro {phocamaps view=map|id=9}

 


Sepolcro di Caio Maenio Basso

Al Km. 42,300 della Tiburtina Valeria, a qualche chilometro da Vicovaro in direzione di Tivoli, il monumento funebre di Caio Maenio Basso del I secolo d.C. la cui epigrafe ed un "piede di urna con strie e con la Gorgone" erano tornati alla luce già dal 1821 e provvisoriamente rialzati.
La riedificazione del monumento (1882-83) - salvandolo così dall'abbandono e dalla distruzione - si deve al ritrovamento di altri frammenti marmorei individuati durante la costruzione della ferrovia Roma- Sulmona. Direttore dei lavori di restauro fu il marchese Alberto del Gallo, e progettista Enrico Manni, quest'ultimo ingegnere dell'allora costruenda linea ferroviaria e tante volte ospite dei Del Gallo a Mandela .


 

S. Maria del Sepolcro

A margine della Via Valeria, a qualche chilometro da Vicovaro, e proprio alla confluenza del Ronci con l'Aniene. Il complesso, già chiesa e convento dei Terziari Regolari (Tor) dedicato a S. Antonio da Padova, nacque intorno ad un'antica "cona" - provvidenziale luogo di sosta e di preghiera per i pellegrini e viandanti - innalzata presso i resti di un precedente edificio da un non tanto precisato Orsini di Vicovaro che, sorpreso da un improvviso e violento temporale nella zona, fu costretto a trovare riparo presso l'edicola della Vergine ed ad invocarne la sua celeste protezione. L'interno della chiesa custodiva sull'altare l'immagine affrescata della Vergine col Bambino, la cosiddetta "Madonna della Salute" (Sec. XIV - XV), ed in un nicchione il gruppo in terracotta policroma con la "Deposizione di Cristo al Sepolcro" (sec. XVI), andati recentemente e vandalicamente distrutti per negligenza ed incuria.

Soppresso nel 1656 con la Riforma Innocenziana, il convento fu abbandonato mentre la chiesa subì un restauro tra la fine del Seicento e gli inizi di quello successivo: dimenticata per anni, è ora sottoposta a ristrutturazione da parte di volontari .

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S. Rocco

Edificio fuori del paese lungo la Via Valeria.
Di origine cinquecentesca la costruzione era stato eretta per volontà della popolazione e dedicata ai Ss. Rocco e Sebastiano tutori contro le frequenti pestilenze. Fu di pertinenza della Compagnia di s. Rocco, chiamata pure della Buona Morte.
Restaurata alla fine del Seicento raggiunse le forme attuali negli ultimi decenni del Settecento.
Nell'interno, che ospitava la statua lignea di s. Rocco (sec. XVII), affreschi del sec. XVIII con una "Assunta tra i Ss. Atanasio, Sebastiano, S. Francesco di Paola e Antonio da Padova".
(Nella foto la chiesa di San Rocco circondata da costruzioni moderne e manufatti agricoli)

 

 

S. Maria delle Grazie

Eretta su ruderi romani fece parte sin dal sec. XIII dell'omonimo convento francescano iscritto alla Custodia Tiburtina, poi Reatina, dei Frati Minori Conventuali.
La chiesa restaurata nel sec. XVI, quindi nella metà del sec. XVII, raggiunse le forme attuali agli inizi del Settecento (nella foto la facciato durante i restauri)
Bandita la comunità francescana con la Soppressione napoleonica, il convento e le sue pertinenze furono vendute ai privati, mentre la chiesa divenne dal 1877 sacrario ed edificio di culto per l'attiguo cimitero.
Ora non è più officiata ed è sottoposta a restauro esterno.


Nell'interno ad un'unica navata, affreschi seicenteschi rappresentanti Personaggi, Santi e Sante dell'Ordine francescano ecc.
Sull'altare maggiore era esposta al culto una tavola rinascimentale della "Vergine delle Grazie" (sec. XV), mentre nel primo altare a destra, già Juspatronato degli Orsini di Licenza - Roccagiovine, la tela con "s. Francesco" di Vincenzo Manenti ( 1635-1640): ambedue i dipinti, in attesa di provvidenziale restauro, sono ora custoditi a S. Pietro.

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