La Storia di Vicovaro

Domenica del Corriere del 1912. Vicovaro e il paesaggio oraziano

Vicovaro sulla Domenica del Corriere 7 aprile 1912

Abbiamo ricevuto da Andrea Ciccioli un articolo della "Domenica del Corriere" del 7 aprile 1912 dove si raccontano le vicende legate alla costruzione della diga e alla deviazione delle acque del fiume Aniene.
Interessante la capacità di richiamare l'attenzione di una rivista nazionale e l'estratto del ricorso presentato al Re dopo che i precedenti tentativi di impedire il "sacrilegio" non avevano portato i frutti sperati.

Da notare anche la foto dove è facilmente riconoscibile la chiesa di Sant'Antonio poggiata su uno sperone di roccia, i "bastioni" e le mura ciclopiche senza le più recenti, ed ahimè discutibili, costruzioni civili.

Affascinanti  le sponde dell'Aniene  ed il vecchio ponte (sarà stato demolito o è crollato?)

Fra le tante curiosità sarebbe interessante sapere quale documentazione è ancora conservata presso l'archivio storico del Comune di Vicovaro.

 

 

Per facilitare la lettura riportiamo il testo dell'articolo (Collezione privata di Andrea Ciccioli):

 

Da qualche tempo Vicovaro, che ha appena 2000 anime, ameno paesello posto nella valle dell’Aniene sopra Tivoli, fa vivamente parlar di sè sui giornali della capitale, perché centro del cosiddetto paesaggio oraziano.

E la ragione si deve al fatto che questo paesaggio è minacciato nella sua integrità dal progetto del municipio di Roma, di deviare, per scopo industriale, le acque dell’Aniene che quivi balza e si rompe fra scogli e isolette, formando un paesaggio assai delizioso.

 

Orazio compose in questo pittoresco luogo parecchie odi, quando, per aver cantati i fasti di Cesare Augusto, ebbe da Mecenate in regalo la villa di Licenza.

 

I vicovaresi, dopo di avere inutilmente ricorso a tutte le autorità tutorie, hanno presentato al Re un ricorso sentimentale, di cui è rimarchevole questo passo:

 

“Il popolo di un piccolo e povero paese, ricco soltanto di memorie e di storia, ricorre a Voi, che avete così alto e vivo il culto della Bellezza; e ricorre non per alcun interesse materiale od economico, ma per un puro ideale sentimento di rispetto e di affetto al solo patrimonio che a lui ha largito la Natura e che i Padri gli hanno lasciato: la vaghezza del paesaggio e la grandezza dei ricordi…”

 

Intanto le associazioni storiche, artistiche e archeologiche di Roma fanno mèta Vicovaro di continue escursioni, per rendersi conto del «sacrilegio» che si vuol perpetrare in danno della storia e dell’arte.

Ma le esigenze della storia e dell’arte avranno il sopravvento su quelle industriali?

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